Chissà il tempo da dove viene e quando ci sfugge, poi dove va. Si chiedeva il ladro, sempre di corsa tra un lavoro e l’altro per cercare di arrivare a casa in tempo.
Lo domandava ovunque lo trascinasse il lavoro, a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo.
Un giorno, in un villaggio di villette a schiera (convenientemente abbandonate l’inverno) mentre beveva un caffè lungo quanto una vacanza fuori stagione, ancora una volta rispolverò la questione.
“Accanto a me, è il mio vicino di casa.” Rispose un vecchio signore dalla pelle stropicciata come le poche banconote che aveva in tasca.
“Che vuoi fare? Un colpo a casa del tempo? Gli oggetti senza tempo sono probabilmente anche senza valore.” Commentò sarcastico il suo compare roteando gli occhi al cielo. Poi, più interessato al mercato che al tempo, accesa una sigaretta uscì dal locale.
Ma il ladro, segnato l’indirizzo sullo scontrino, andò a cercare la casa che gli era stata indicata.
Quando la trovò, si sedette sul ciglio opposto della strada ad aspettare.
Era una tra le tante villette di un lungo viale che scivolava verso il mare, annoiato.
In attesa che qualcuno uscisse o entrasse, la studiò con attenzione. Non aveva nulla di particolare.
Il sole scalpitò verso l’alto del cielo per poi afflosciarsi, rosso di stanchezza, sull’orizzonte. Sorpreso dal sopraggiungere del buio, il ladro si drizzò in piedi per andarsene.
“Come mai tanta fretta?” Dietro di lui, il signore del bar.
“Non è molto il tempo che posso sprecare al seguito delle mie illusioni.” “O delusioni?” Rifletté il vecchio, ma l’altro stava già risalendo il viale.
“Perché non entra a prendere un caffè?” Domandò il vicino di casa del tempo, attraversando il cancello della villetta che il ladro aveva passato tutto il giorno a fissare.
“Preso in giro, come un idiota… Se entro in quella casa gliela ripulisco.” Così, con un animo da poeta disonesto, lo seguì fin davanti alla porta.
Da vicino non gli sembrava più una porta qualunque. Forse era per la qualità del legno, i per i dettagli delle finiture…
“Chissà quanto vale.” Si colse a ragionare, ascoltando appena, appena l’ospite che gli diceva:
“Faccia come se fosse a casa sua” e chiudeva la porta. Il ladro rimase solo e interdetto a guardarsi intorno. L’arredamento gli apparve prezioso e ricercato. (“Tutti pezzi unici” si immaginò già elogiare al suo rivenditore di fiducia.) Eppure, tutti pezzi già visti. Già vissuti.
La porta di vetro alla sua destra si spalancò e una palla roteò ai suoi piedi. “Quante volte pensate di romperla!” Urlò una voce appresso due bambini che fecero irruzione nell’ingresso ridendo.
“Ciao Papà!” Poi, mormorando tra loro furtivi: “Accidenti è già arrivato!”
Una donna arruffata e stanca si affacciò. Quando lo vide, il suo sguardo prima confuso, poi indispettito e infine sollevato, s‘illuminò.
“Beh, non ti aspettavano. Gli avevo detto che, come il solito, non saresti arrivato a casa in tempo.