Il gigante elegante

Tutte le mattine usciva di casa, con l’ombrello in mano, anche se non pioveva.
Sull’altro braccio portava l’impermeabile, e in testa il cappello.
Sempre.
“Non si sa mai.”
Pensava.
Era alto, e il cappello a cilindro lo faceva sembrare ancora più alto.
Praticamente, un gigante.
La città si era abituata a lui.
Scorreva come una corrente d’aria attraverso le sue strade e non lasciava tracce.
Scivolava tra i passanti, senza mai abbassare gli occhi.
Da lontano, o da vicino, nessuno riusciva a mai a guardarlo in faccia.
Sembrava un sovrano su un trono.
Distante e inattaccabile dalle preoccupazioni della gente.
Dove andasse ogni giorno, non si sapeva.
La mattina usciva e la sera rientrava.
Solo.
Un giorno, come tutti gli altri giorni, aprì la porta, attraversò il sentiero di casa e uscì dal cancello.
Non gli sembrava facesse ne freddo, ne caldo e il cielo biancastro non annunciava nessun cambiamento di clima.
Il gigante si avviò nella stessa direzione di sempre, il naso in alto a respirare l’aria densa delle nuvole e lo sguardo lontano, oltre ad esse.
Non face in tempo a fare pochi passi, che sentì una voce che diceva:
“Ho freddo alla testa”.
Indifferentemente, pensò che non fosse per niente freddo e con aria vaga fece cadere il cappello a terra.
Continuò sulla sua strada.
Poco dopo un’altra voce disse:
“ Ho freddo alle spalle”.
Ancora, il gigante che non era più un gigante perché senza cappello si era abbassato un bel po’, pensò che non fosse freddo per nulla.
L’impermeabile scivolò a terra e li venne da lui dimenticato.
Più in la, non era ancora arrivato in piazza, udì un altro lamento sotto di lui.
“Sta piovendo.”
Il gigante, che non era più un gigante, alzò gli occhi verso il cielo bianco, e non scorse neanche una goccia d’acqua.
La mano sinistra si allentò, e l’ombrello fece la fine che avevano fatto il cappello e l’impermeabile prima di lui.
Stranamente dopo qualche secondo si ritrovò di nuovo davanti al cancello di casa.
Seduto li accanto c’era un uomo, che lo guardava in faccia.
Era la prima volta che qualcuno in città lo aveva mai fatto.
“Ho freddo ai piedi”.
Gli disse.
Il gigante, che non era più un gigante, senza dire nulla, si tolse le scarpe e, oltre al cancello, attraversò scalzo il sentiero di casa.
Appena chiusa la porta cominciò a sentire freddo.
Un freddo così non lo aveva mai provato.
Batteva i denti.
Si mise le sue ciabatte di velluto, ma non bastavano, i suoi piedi stavano congelando.
L’aria era troppo umida e per riscaldarsi le spalle si mise a letto , sotto le sue morbide coperte di lana.
Era ancora troppo freddo.
Allungò il braccio e dal comodino prese una berretta di seta e se la infilò in testa.
Era ancora troppo freddo.
Accovacciato sotto le coperte, con la testa coperta e ancora le ciabatte coprire i piedi, provò ad addormentarsi.
Inutilmente.
Tutt’a un tratto, qualcuno bussò alla porta.
Mise il naso fuori dal letto.
L’aria era così fredda che gli sembrò di averlo infilato dentro a un cumulo di neve.
Con uno sforzo enorme, si alzò e andò ad aprire.
Davanti a lui c’era uomo.
Alto, con un cappello a cilindro che lo faceva sembrare ancora più alto.
Praticamente, un gigante.
La mano sinistra stringeva un ombrello e sull’altro braccio portava un impermeabile.
Le sue scarpe avevano lasciato le loro orme sul sentiero di casa.
Solo allora si accorse che era coperto di neve.
Di colpo cominciò a sentire caldo.
In un attimo si era spogliato nudo.
Ora la casa era troppo calda.
L’uomo senza nulla addosso uscì scalzo nella neve.
Il gigante elegante entrò in casa.
L’uomo senza nulla addosso incominciò a camminare, oltre al cancello, sulla strada.
Solo.
Continuò a camminare.
Attorno a lui scendevano infiniti fiocchi di neve, sopra i quali i suoi piedi si appoggiavano leggermente.
Su ogni fiocco, appena sfiorato dai suoi piedi, rimanevano orme lucenti.
Lentamente la strada divenne un sentiero di luce, che si alzava verso il cielo.
L’uomo nudo lo percorse tutto, fino a raggiungere le stelle.
E li sparì.
Nel cielo si accese una nuova stella.
Tra le tante, nessuno la vide.
La mattina dopo, il gigante elegante uscì di casa.
Con l’ombrello in mano, anche se non pioveva.
Sull’altro braccio portava l’impermeabile, e in testa il cappello.
“Non si sa mai.” Pensò.
La città, che era abituata a lui, lo vide passare tra le sue strade, come una corrente d’aria che non lascia tracce.
Scivolò tra i passanti senza mai abbassare gli occhi.
Da vicino o da lontano, nessuno riuscì a guardarlo in faccia.
Sembrava un sovrano su un trono.
Distante e inattaccabile dalle preoccupazioni della gente.